Dal sito del Giornale di Brescia:
La Golgi per la salute delle donne
Lo studio della nuova realtà universitaria inizierà dalle Neuroscienze applicate
Vent’anni a fianco della ricerca. Un enunciato e molta concretezza, quella realizzata dal 1987 dalla Fondazione Camillo Golgi, frutto dell’incontro tra mondo medico-scientifico-universitario e realtà imprenditoriale-professionale bresciana.
Una realtà che, dalla nuova sede all’interno del Centro servizi multisettoriale e tecnologico di via Branze, ha lanciato attraverso il suo presidente, Pier Luigi Streparava – affiancato dal presidente onorario prof. Attilio Gastaldi – e i suoi consiglieri, nonché componenti del Comitato scientifico, Sergio Pecorelli e Sandro Plebani, il premio «Golgi medal award» ed ha assicurato «pieno supporto» al Centro universitario per lo studio e la ricerca sulla salute della donna intitolato a Camillo Golgi. Centro che dovrebbe avere il via libera anche dal Senato accademico prima dell’estate. All’incontro con la stampa erano presenti anche la maggior parte dei consiglieri della Fondazione e dei componenti il Comitato scientifico.
GOLGI MEDAL AWARD – Il mese scorso, all’ambasciata italiana di Washington, la Fondazione Golgi ha assegnato una medaglia, con il calco del volto di Camillo Golgi, al Nobel per la Medicina Paul Greengard e alla Società americana per le Neuroscienze. Si è trattato di un primo appuntamento di quella che diventerà una tradizione annuale a favore di chi si distingue in attività legate alle Neuroscienze o alla realtà Materno-infantile.
ATTIVITA’ SCIENTIFICA – La forte componente materno-infantile che caratterizza la Fondazione Golgi ha fatto sì che negli anni venissero finanziate borse di studio a ricercatori che hanno poi prodotto risultati eccellenti, con ripercussioni importanti anche sul piano clinico. Nel 1996, per la prima volta al mondo, al Civile (Clinica Ostetrica e Ginecologica e Pediatrica) sono state trapiantate ad un feto malato cellule prelevate dal midollo osseo del padre. Questo intervento ha consentito la nascita di un bambino sano, completamente guarito da una malattia genetica. Da allora, altri trapianti sono stati eseguiti nel mondo e nella nostra città, utilizzando cellule prelevate dai genitori e i successi sono stati ottenuti applicando questo particolare tipo di terapia a feti con deficit dell’immunità.
In ambito ginecologico, anche grazie ai finanziamenti della Fondazione Golgi, è stato messo a punto un vaccino terapeutico contro i tumori della cervice uterina. «Una sperimentazione iniziata in anni in cui ancora non si parlava di vaccinoterapia e questo rappresenta un punto di orgoglio per la Fondazione», ha sottolineato il prof. Pecorelli. Fondazione che, fedele agli obiettivi indicati al momento della sua nascita, negli anni ha continuato a seguire il filone pediatrico, in particolare in ambito immunologico, e in quello della ginecologia oncologica.
CENTRO SALUTE DONNA – La «Golgi» ha già deliberato. Dopo il via libera dall’Università che dovrebbe arrivare a breve, partirà il nuovo Centro universitario per lo studio e la ricerca sulla salute della donna. «È proprio alla salute della donna che sono legati molti eventi che accadono nella vita delle persone a tutte le latitudini: basti pensare che in certe realtà, a fronte della morte di una madre, muoiono almeno due bambini che non riceveranno più le sue cure», ha spiegato Pecorelli. Da qui l’idea del Centro che, per ora, inizierà a lavorare partendo proprio dalle neuroscienze, la disciplina di cui si occupò il Nobel bresciano Camillo Golgi: lo studio indagherà tutte le fasi della vita della persona, da quella prenatale fino alle malattie neurodegenerative della vecchiaia.
«Quello delle neuroscienze è un campo che nella nostra Università è già molto attivo: oltre alle specialità specifiche dell’ateneo e del Civile, il lavoro sarà integrato dalla collaborazione con il Rockfeller center e il Mount Sinai Hospital di New York e con l’Università di Medicina Charité di Berlino» ha spiegato Pecorelli.
PER LA PEDIATRIA – «Diagnosi e terapia precoci sono grandi alleate nella cura delle immunodeficienze primitive. Questo è possibile se esiste una rete che, a livello nazionale, coinvolge tutti gli ospedali pediatrici che si occupano di immunodeficienze e che fornisce in tempo reale dati di malattie spesso molto rare», ha spiegato il prof. Alessandro Plebani. Che ha aggiunto: «Per questo, grande importanza assumono le borse di studio della Fondazione, grazie alle quali possiamo continuare lo studio per capire le cause genetiche che impediscono la produzione di anticorpi: se si individua il difetto genetico, si è già sulla buona strada per giungere, un giorno, a guarire l’immunodeficienza».
PER LA RICERCA – «La ricerca in Italia ha poco sostegno dai privati e poco dallo Stato, quindi onore alla Fondazione Golgi che finanzia progetti importanti con risorse totalmente private – ha detto Pecorelli -.La percentuale del Pil investito in ricerca e formazione universitaria è pari allo 0,63%: percentuale che, di per sé, potrebbe essere anche considerata soddisfacente, se non fosse che il finanziamento comprende anche gli stipendi dei docenti e del personale universitario, con il risultato che alla ricerca rimane solo il 44% del totale».
Ed ha aggiunto: «In realtà, in Italia manca la cultura della ricerca. Se i pilastri di un Paese si fondano sulla salute, sull’educazione e su ricerca e sviluppo, ci rendiamo conto che, per chi è ci governa, essi contano poco se nel nuovo esecutivo non esistono nemmeno i Ministeri della salute e della ricerca. E pensare che il 10% del prodotto interno lordo viene speso nella salute a fronte di uno 0,4% di quanto viene investito per settori di cui si occupano dicasteri per i quali è stato nominato un ministro con pieni poteri».
Anna Della Moretta
Dal Bresciaoggi:
IN VIA BRANZE. La Fondazione si è spostata nel Centro servizi multisettoriale e tecnologico. «Ulteriore qualificazione»
Per la Golgi nuova sede e programmi ambiziosi
di Lucilla Perrini
Il consiglio della Fondazione Camillo Golgi, l’istituto bresciano per la ricerca biomedica, ha presentato ieri la nuova sede e le direttive della prossima attività. Il cambio prestigioso, che ha portato la Fondazione nel Centro servizi multisettoriale e tecnologico di via Branze 47, secondo il presidente Pier Luigi Streparava «rappresenta un’ulteriore qualificazione». Il presidente ha ricordato l’iniziativa che ha visto la Fondazione istituire un premio, copia di una medaglia bronzea di Calvelli per Camillo Golgi, per chi si sia particolarmente distinto nel campo materno-infantile e neurologico. Lo scorso marzo la medaglia è stata assegnata al professor Paul Greengard, Nobel per la Medicina nel 2000, e alla Society for Neuroscience.
A Sergio Pecorelli, consigliere della Fondazione, il compito di illustrare la nuova collaborazione con gli Spedali Civili e l’Università di Medicina. «Fulcro dell’attività della Golgi è la componente materno-infantile – ha spiegato Pecorelli -. Le borse di studio e i finanziamenti della Fondazione per i giovani ricercatori a volte hanno prodotto risultati eccellenti». Pecorelli ha ricordato il primo trapianto del midollo in utero, avvenuto dieci anni fa, e la terapia vaccinale terapeutica per il tumore nel collo dell’utero. «La nostra attività si occuperà della salute della donna intesa come gender – continua Pecorelli -, quindi dal feto femmina all’anziana della quinta età. Un argomento di indubbia importanza, visto che proprio dalla salute della donna dipende la condizione dell’intera famiglia». Promozione e potenziamento della ricerca di base e clinica, questo il fine che si vuole raggiungere, iniziando dalle neuroscienze applicate. L’idea è anche quella «di costruire un centro sulla salute della donna intitolato a Golgi, che avrà il sostegno della Fondazione e di chi vorrà contribuire».
Alessandro Plebani si è soffermato invece sulle iniziative della Fondazione nate per migliorare l’assistenza dei pazienti colpiti da immunodeficienze primitive, «malattie che hanno una base genetica e rendono il bambino incapace di produrre anticorpi, e quindi di superare infezioni che ricorrono frequentemente e con un certo grado di severità». È stata creata una rete che ha messo in contatto sessanta ospedali, i quali condividono lo stesso protocollo e permettono ai bambini di essere curati ovunque senza ricorrere a un centro specializzato.
«Il nostro desiderio è ampliare la rete e raccogliere i dati dei pazienti, per permettere interventi più rapidi», aggiunge Plebani. La ricerca si svolge anche su un altro piano: «Per correggere l’immunodeficienza è necessario identificare il difetto genetico che l’ha causata. Per questo abbiamo istituito una seconda borsa di studio».
La Fondazione opera grazie a risorse unicamente private e ha contato sul contributo del Centro Anna e Bruno Beccaria e su quello di Mario De Martino: «È indicativo di quanto si può fare con risorse pregevoli, ma limitate – ha osservato Pecorelli -: lo 0,63 per cento del Pil destinato alla ricerca se ne va quasi tutto per la copertura degli stipendi dell’università, e alla ricerca rimane lo 0,4. Per progredire è necessaria una vera cultura della ricerca».